Fabio Conteduca e il fratello Paolo insieme a Gian Paolo Giovannone, Roberto Cosani e altri che non ricordo fondarono nel 76 una radio di tutto rispetto. Il mago della scossa era Stefano Ricciardetto che ora credo sia responsabile di sistemi di comunicazione ad alto livello. Dei soci il più presente era Giovannone, figlio di militare, aveva una impostazione molto pragmatica del lavoro, un vero organizzatore delle truppe infatti si occupava del personale e dei palinsesti. Pur tenendo molto al buon funzionamento della radio era molto disponibile ad ascoltare e venire incontro alle esigenze dei collaboratori. Anche se poi si faceva prendere da durezze e intransigenze ingiustificate, forse si prendeva troppo sul serio senza rendersi conto che se il personale non era sotto contratto non poteva chiedere più di tanto. In fondo lo prendevamo tutti come un gioco o un passatempo divertente pur mettendoci un notevole impegno. Fabio Conteduca, che studiava medicina, aveva poco tempo da dedicare alla radio e si muoveva solo per le emergenze: sparizione del segnale, valvole fuse, spostamento ponte radio o caduta di traliccio. Il traliccio era il vero vessillo il simbolo della potenza della radio. Spesso capitava che Fabio dovesse partire di corsa a prendere Ricciardetto e precipitarsi in cima a Montecavo per sistemare il trasmettitore. Sulla cima di quella montagnola c’era una quantità parossistica di antenne e di conseguenza di radiofrequenza da cuocere in volo gli uccelli che passavano davanti. I tubi al neon si accendevano anche senza attaccarli al filo della corrente. E cosa molto pericolosa i tubi dell’acqua ai quali tutti diligentemente attaccavano la presa di terra portavano una tensione di circa 120 volt.
Il palinsesto della radio era suscettibile di piccole variazioni ma era il classico palinsesto della radio perbene. Il notturno, un nastro grande su un registratore autorevers finiva alle sette del mattino precise in proporzione alla puntualità del turnista e comprendeva previsioni meteo fatte guardando dalla finestra e mediando con quelle del giornale del giorno prima. Dopo una po’ di musica si dava un’occhiata alle prime pagine dei giornali tipo rassegna stampa e dopo altra musica c’era l’oroscopo generalmente preso a caso dai giornali della settimana precedente. Ancora musica qualche dedica un quiz una hit-parade e verso ora di pranzo arrivavo io. Al termine Pantera Rosa di Henry Mancini che era la sigla della radio perché aveva alti e bassi a contrasto ottimi per l’equalizzazione del segnale, una specie di monoscopio sonoro, e poi arrivava il bocciuolo della radio Giuliano Spiga un personaggio straordinario che aveva una quantità di ascoltatori e ascoltatrici incredibile e aveva scelto Eurosound perché gli garantiva una copertura superiore a quella delle altre, pare che facesse anche altre trasmissioni in altre radio in orari diversi e quasi di nascosto. Nel pomeriggio Patrizio Sigona con Baba Yaga Express musica di importazione, Ugo Troiano musica italiana. Enrico Di Troia La Luna al Mercato di Stracci, poi un programma di classica e la sera vari programmi di giochi tipo LOGORREA fino al notturno. Durante la settimana c’era poi Beppe Moscuzza con Claudio Icardi, figlio del famoso Rino Icardi, che conducevano il programma “il Bollettino Ippico” su le corse dei cavalli tipo “Febbre da cavallo”.
Altri collaboratori erano Massimo Famiglini, Enrico Gregari, Novello Pisa, Luigi Mazzuca, Manuel Giunti, Pino Giursi, Adriano Ottaviani, Claudio Manfroncelli, Fabio Lagrasta, Giorgio Lucheroni, Mimmo Falconieri, Silvio Piccinno e Augusto Sciarra.
Giovani della seconda ondata: Antonalla Grigolo, Manuela Talento, Eleonora Scerrato, Leonardo Vecchi, Marco Lucaioli, Massimo Galletti, le sorelle Condello, Raimondi e Crescimanno, e altri che andavano e venivano in continuazione.
Non è facile ricordare tutti perché non c’era un vero e proprio controllo, tutto era lasciato un po’ al caso.
Quando iniziò il carosello dei notturni in diretta ci furono problemi col condominio. Si decise di mettere la moquette sul parquet e ci fu una scena molto esilarante. Lo studio era una stanza di circa 16mq le pareti ricoperte del famoso cocce d’ovo, i cartoni portauova gentilmente offerti dal pizzicagnolo, pavimento di legno e un tavolo, lungo 2 metri e qualcosa, appoggiato per il lato corto ad un muro. Sospesa dal soffitto sopra al tavolo una specie di rotaia all’altezza degli occhi di chi sedeva intorno al tavolo era il supporto per i microfoni 4 o 5 direzionati a raggiera. Su una parete uno scaffale per i dischi che non era mai pieno. Sul tavolo un mixer Uher, due giradischi Lenco e un VU meter molto artigianale. Sul lato sinistro della postazione mixer due ripiani attaccati al muro reggevamo un sintonizzatore, mi pare Sony e un amplificatore Philips a valvole che alimentava le cuffie. Sullo scaffale superiore un registratore a bobine da 27cm TEAC auto-revers che serviva per il notturno e accanto un registratore a cassette per la pubblicità. Alle spalle della stessa postazione un ripiano lungo quasi tutta la parete serviva per poggiare i dischi durante la trasmissione. Il giorno che si decise di mettere la moquette sul parquet le trasmissioni furono ovviamente sospese e lo studio svuotato di sedie e tutto ciò che poggiava sul pavimento. Era di nuovo estate e eravamo in canotta, il nastro del notturno con musica e qualche annuncio o stacchetto, che dava identità, telefono e frequenza della radio, girava sul TEAC. La moquette era rosa sbiadito forse in tono con la sigla identificativa “La Pantera Rosa” o forse avanzo di qualche cantiere. Nessuno di noi era del mestiere ma un bel rotolo di biadesivo risolse l’imbarazzo. Tutti a terra a stendere la moquette che non ne voleva sapere di perdere la sua forma viziata dal rotolo acciaccato in cui era stata per tanto tempo. Gattoni sotto il tavolo si cercava di convincerla a non fare onde soprattutto in corrispondenza delle giunture. Il direttore Giovannone non partecipava ai lavori e di tanto in tanto passava controllare con occhio vigile e inflessibile che tutto procedesse regolarmente. Quella mattina arrivò a metà dei lavori ed entrando dichiarò che il segnale era perfetto ma che sul nastro gli annunci Eurosound erano troppo radi o assenti quindi si diresse con decisione al mixer per fare un annuncio serio e professionale che desse la certezza dell’identità. In quel momento sotto il tavolo c’erano Cosani, Mazzuca e un altro se non ricordo male. Da sotto si vedevano i piedi di Giovannone nei suoi sandali da francescano ma con i calzini. Giovannone afferrò con decisione i cursori e abbassando la musica e alzando il microfono si preparò all’annuncio. Per radio si sentì:
“Siete all’ascolto di …buum! Azz…”
Cosani in un moto di goliardia nei confronti di un direttore che criticava aspramente ma non partecipava ai lavori di fatica aveva colpito con un pugno deciso e teso dall’alto verso il basso il piede di Giovannone producendo un tonfo sordo che sconvolse il povero Giovannone ferito nel piede, nell’onore e nella sua dignità di direttore. Il commento fu:”Ma sei scemo? Guarda che per radio si sente il tonfo!” dimostrando di preoccuparsi più dell’apparenza radiofonica che del suo piede dolorante. Di fronte ad un inarrestabile scroscio di risate di tutti i presenti se ne andò serio e offeso senza prendere i duri provvedimenti che già stava immaginando.
Quel momento credo che sia indelebile nella memoria di tutti i presenti come il discorso di insediamento di Giovannone a tutti i collaboratori.
“Gente!.. c’è un pericolo imminente, qui ce fanno chiude. O ci mettiamo a lavorare seriamente o ce fanno chiude. Io sono un tecnocrate figlio di militare ho una mente pragmatica e sono imparziale e inflessibile , qui c’è un organigramma che va rispettato, io ve posso organizzà qualsiasi cosa ma voi me dovete aiutà a riempì sto palinsesto. A me non me importa che ce sia Pino o Pasquale ma a quell’ora ce dev’esse qualcuno che manda la pubblicità o che ma fa la classifica o l’oroscopo. Quindi diteme voi gli orari che preferite ma una volta che ve sete decisi gnente ripensamenti, la puntualità è essenziale se sgarate prima ve sospendo e poi ve licenzio. È chiaro pe’ tutti? Io so bono e caro ma nu me dovete fa girà..”
Dal fondo del salone partì puntuale una sonora pernacchia che ovviamente scatenò l’ilarità generale.
Giovannone diventò rosso fuoco e poi scuro con uno sguardo da incenerire mezzo mondo. Capendo che se pure avesse trovato il colpevole non avrebbe potuto fare altro che redarguirlo rendendosi ancora più ridicolo, alzò lo sguardo risentito e con fare minaccioso: “Va beh questa me la segno poi facciamo tutto un conto..” Non fu facile riportare al silenzio l’auditorio e continuare.
La sua storia di direttore non fu facile, ebbe parecchie gatte da pelare e riuscì in breve a attirare le antipatie di molti che venivano redarguiti anche per futili motivi. Alcuni hanno un ricordo ancora vivo di certe situazioni e ritengono che lui dovrebbe avere un po’ di rimorso. Ritengo che dopo tanto tempo non sia proprio il caso di conservare certi sentimenti.
Il notturno all’inizio era il programma meno ambito, generalmente si lasciava fare a volte a chi era in prova e voleva comunque trasmettere. Poi accadde qualcosa per cui l’orario da mezzanotte alle sei del mattino diventò il più ambito da tutti. Effettivamente era uno spazio molto comodo che consentiva lunghe escursioni musicali e spazi per trattare argomenti complessi. Forse il motivo principale era che l’indice d’ascolto era cresciuto a dismisura e che il pubblico era in maggior parte femminile e se uno riusciva ad azzeccare i gusti musicali di questo mare di donne il telefono diventava rovente e si potevano agganciare una quantità notevole di conoscenze il resto lo lascio immaginare.
Alcuni erano talmente organizzati che avevano messo a punto una scaletta rubrica telefonica per cui sapevano che se mettevano quel disco telefonava una, quell’altro un’altra e così via. Ognuno aveva la sua rubrica, quindi voce al microfono più tale musica telefonava esattamente quella. Anch’io ho provato per un po’ di tempo a fare il notturno di sabato ma avevo preparato dei nastri premissati per evitare di avere le mani impegnate o dover maneggiare un’imponente quantità di dischi. Il nastro era preparato molto ruffianamente, tutti italiani alternati: Bruno Lauzi, Mina, Lucio Battisti, Ornella Vanoni, Fabrizio De André, Gabriella Ferri, Gino Paoli, Lucio Dalla ecc. Ho trovato sui dorsi dei nastri che usavo per i miei notturni le scalette dei brani.
Questa scaletta studiata in modo da catturare l’immaginazione di donne romantiche e sole dava risultati difficilmente immaginabili, bastava poi parlare con voce calda e suadente che le fanciulle abboccavano a grappoli. Attaccavo una telefonata e subito squillava di nuovo il telefono senza sosta.
Dopo un paio di mesi abbandonai per esaurimento di forze.
Era diventato una specie di supermercato per mogli che volevano mettere le corna al marito, bastava fare una telefonata due moine e l’appuntamento era fatto. O per ragazze bruttine che speravano col telefono di fare nuove amicizie. Gigolò radiofonici a disposizione ma qualche volta telefonavano anche ragazze o peggio mezze pazze e chi ha il coraggio racconti la sua. Non ricordo molto solo che tranne il sabato che ero in onda, di notti a casa ne passavo poche. Ogni tanto all’appuntamento prima guardavo da lontano e se non era di mio gradimento me ne andavo. So che non è corretto ma ero un ragazzo e non mi sembra che loro facessero diversamente. Alcuni di noi prendevano una buca dietro l’altra quindi non mi sentivo in colpa. Alcune ascoltatrici si presentavano negli studi con rigatoni o lasagne fumanti e fiaschi di vino alle due e alle tre di notte. Era un’atmosfera di partecipazione quasi paesana anche se poi sotto sotto ….
Quando la tresca arrivò a manifestazioni troppo esplicite e ingombranti il direttore se ne dovette accorgere per forza e il bel gioco finì con rammarico delle ascoltatrici.
Uno dei notturni memorabili fu quello con Pino Daniele. La EMI faceva la convention delle novità musicali credo all’EUR e Pino Daniele completamente sconosciuto era a Roma a presentare il suo Ca’ Calore. La EMI gli pagava la diaria per il pernottamento in albergo ma lui e la sua band non erano propensi a spendere quei soldi così la radio offrì ospitalità in cambio di una trasmissione favolosa in cui suonarono in diretta dal vivo quasi tutto il loro repertorio. Un notturno assolutamente eccezionale che fu replicato più volte.
La mattina WAKE-UP CON RADIO EUROSOUND dalle sette alle nove Pino Giursi si esibiva in scalette morbide per un risveglio sereno dell’ascoltatore coccolato annunciava i programmi del giorno da cui si intuisce il palinsesto
Una volta è capitato anche a me il turno di mattina e per l’occasione preparai un programma speciale. Iniziava con le solite sigle e poi con una musica soave invitavo il pubblico ad alzarsi come se non fosse vero come la radio sveglia si fosse accesa e come se continuasse il sogno. Per dare prova a tutti che stavano ancora sognando preparai un giornale radio che dava solo meravigliose notizie: finite tutte le guerre, superata crisi energetica, sciolte le brigate rosse e ogni formazione sovversiva, diminuite le tasse, scesi i prezzi di tutti i prodotti di prima necessità, aumento di tutti gli stipendi, tempo sempre bello e fresco e tante altre belle cose. Poi scegliendo musica felice procedevo verso un oroscopo che preannunciava solo cose belle, continuavo a consigliare tutti a non prendersela se qualcosa andava storto durante la giornata tanto era un sogno e al risveglio non sarebbe mai accaduto. Alcuni ascoltatori telefonarono per esprimere la loro soddisfazione anche se per poco l’illusione aveva funzionato e il risveglio era stato meno duro del solito. Quella volta non registrai nulla purtroppo.
Il 6 marzo del ’94 con molta fatica organizzai un raduno dei reduci di Radio Eurosound e riempimmo la sala grande dell’Alpheus a Roma. Uno spettacolo che facevamo per noi stessi, ci alternavamo al mixer e sul palco come se facessimo una lunga trasmissione per noi reduci ma soprattutto amici divertiti di ritrovarci e festeggiarci. Sono molto grato a tutti i miei amici mi hanno dato la possibilità di fare esperienze che diversamente sarebbe stato difficile fare.
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